Ci si è fatto l’orecchio, se ne sente parlare talmente spesso e con così tanta nonchalance che sembra una cosa normale. Specie nelle pubbliche amministrazioni è all’ordine del giorno dove sfiora il 9,5% di ore lavorabili.

Ma quando possiamo parlare di assenteismo?

Utilizziamo il significato della parola “il fenomeno dell’assenza dal posto di lavoro di un numero rilevante di lavoratori dovuto a malattia, reale o pretestuosa, oppure ad altre cause (crescente e preoccupante disaffezione dal lavoro, minori controlli, diminuita soggezione verso i quadri dirigenti, ecc.)”
Può capitare che si simuli uno stato di morbilità per rimanere assenti dal proprio lavoro ed in molti casi per andare a svolgerne un secondo.

Le principali forme di assenteismo:

  • Ricorrere in modo sostenuto o eccessivo ai permessi retribuiti
  • utilizzare sistematicamente a permessi per malattia (anche di un solo giorno, ad esempio quando in vicinanza di ponti oppure di festività)
  • Richiedere numerosi periodi di aspettativa per motivi personali
  • Fare assenze ingiustificate o coperte da altri colleghi
  • Arrivare sistematicamente in ritardo al lavoro o non rispettare l’orario minimo di lavoro

come comportarsi in questi casi?

Il lavoratore assenteista è un peso per l’azienda, grava infatti su essa sia in termini di costi che sulle condizioni generali di lavoro. Il datore di lavoro però se dimostra l’assenteismo può licenziare per giusta causa.

Per controllare l’effettivo stato di salute del dipendente si possono richiedere le visite fiscali che però in questi casi sono davvero di poco aiuto, è consigliabile affidarsi alle mani esperte dell’investigatore che potrà accertare le circostanze e dimostrare se la malattia è reale oppure  la non idoneità della malattia stessa a determinare una assenza dal lavoro. potrà verificare inoltre se il lavoratore durante la malattia svolge un’altra attività lavorativa valutabile come inosservanza dei doveri (fedeltà, diligenza, buona fede e correttezza).

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