Il termine deriva dall’inglese “to stalk” che significa inseguire, tampinare ed è ormai entrato nell’uso comune ma se vogliamo parlarne nella nostra lingua sono “atti persecutori” cioè un insieme di comportamenti vessatori che si manifestano sotto forma di minacce, atti lesivi e molestie perpetuate nel tempo che inducono in chi subisce un senso di timore e un disagio psichico e/o fisico. Con questi atti si limita la libertà della vittima e se ne lede l’equilibrio psichico.
I dati parlano chiaro: 88 donne ogni giorno sono vittime di violenza, di queste 27 per stalking. Le percentuali sono le stesse da nord a sud e da est a ovest dell’Italia e colpiscono sia donne italiane che straniere.
Lo stalker.
Gli stalkers ricercano in maniera disperata il controllo sull’altra persona e molte volte sono gli “ex” con un forte desiderio di vendetta, incapaci di gestire il senso di abbandono. Provano sicuramente un attaccamento insano nei confronti della vittima ed alla base di questo attaccamento ossessivo spesso si trovano sentimenti di rabbia, desiderio di possesso dei quali la vittima non è a conoscenza. Fondamentale è mettere in luce che questi comportamenti non sono mai sintomo di amore e che le vittime non hanno colpe a riguardo.
Lo psicologo Mullen ha stilato una classificazione a riguardo prendendo in esame 168 valutazioni cliniche di casi di stalking definendo 5 tipi di molestatori:
- I rifiutati sono coloro che in seguito alla conclusione non desiderata di una relazione sentimentale attuano comportamenti atti alla riconciliazione: pedinamenti, telefonate insistenti, invio di lettere e messaggi d’amore. La vittima è generalmente l’ex partner
- I cercatori di intimità sono persone che vogliono stabilire una relazione intima con uno sconosciuto o conoscente. Tendono a mandare messaggi, a inviare lettere e soprattutto inviano regali che non sono graditi e desiderati dal destinatario. Cercano di risolvere così la loro solitudine e la mancanza di una relazione stabile e sono convinti di essere ricambiati
- I rancorosi sono coloro che rispondono ad una presunta offesa con azioni tese alla ricerca di vendetta e di rivendicazione delle proprie ragioni. La vittima è generalmente la persona che ritengono responsabile delle offese subite. Sono fermamente intenzionati a portare aventi un piano punitivo e considerano giustificati i loro comportamenti dai quali ne ricavano sensazioni di potere e di controllo che agiscono da rinforzanti e che li spingono a continuare. Inoltre, tali molestatori si vedono come vittime che lottano contro l’ingiustizia, e considerano la vittima un simbolo delle persone che lo hanno umiliato in passato.
- I predatori vogliono raggiungere appagamento sessuale e il controllo mediante lo stalking, il cui scopo è sempre quello di avere un rapporto sessuale con la vittima (bambini o adulti, in particolare donne). Attuano prevalentemente per questo scopo pedinamenti, controllo e sorveglianza e solo di rado si dedicano a telefonate assillanti. Questi molestatori traggono piacere e soddisfazione dall’osservare il loro bersaglio di nascosto, e dal pianificare la loro campagna di molestie senza far trapelare in anticipo quali saranno le mosse future.
- Gli incompetenti sono quelli che vorrebbero corteggiare un possibile partner, che nella maggior parte dei casi è uno sconosciuto o una persona incontrata per caso, ma data la loro ignoranza per i rituali del corteggiamento, adottano metodi controproducenti come oppressione e arroganza (credono che le donne debbano subire il loro fascino e cadere tra le loro braccia immediatamente) provocando perfino paura nel loro oggetto “d’amore”. Le loro avances sono grezze e troppo esplicite, e il loro forte bisogno di possesso li porta a ritenere l’altro come un semplice oggetto, e quindi ad essere insensibili ai suoi sentimenti.
Da questi profili emerge che spesso lo stalker è affetto da psicosi più o meno gravi, disturbi della personalità e malattie psichiatriche.
La vittima.
Spesso le vittime sono donne (71%) ma anche uomini. La paura e la vergogna fanno sì che si abbia difficoltà a parlarne, a chiedere aiuto e si tende a provare a gestire la cosa da soli.
Nel momento in cui ti trovi di fronte ad insistenti telefonate, messaggi, e-mail, biglietti che possono essere sia ingiuriosi che “amorosi”, minacce, danni alle tue cose (auto, animali, casa), se viene violato il tuo account, se ricevi regali o ordini indesiderati, frasi sui muri… allora sei davanti ad un caso di atti persecutori. Questo ti porta a stress, paura, a cambiare le tue abitudini, a sostituire il tuo numero di cellulare a non riuscire più ad uscire da sola, ad aver paura per le persone a te vicine. È il momento di agire.
Ma quali sono questi atti persecutori?
La natura del reato può essere riconducibile a due macro-categorie, sempre identificate da Mullen: le cosiddette comunicazioni intrusive che hanno lo scopo di far conoscere alla vittima qualsiasi sensazione la riguardi e che vengono attuate tramite messaggi, telefonate, email, sms; oppure il persecutore va alla ricerca del contatto fisico, tramite pedinamenti e contatti diretti.
Le modalità di stalking sono quindi:
- Psicologico e fisico: si agisce partendo dal virtuale ed insinuando la paura per poi passare ad un approccio fisico;
- Stalking sul lavoro: nei rapporti tra colleghi o col datore di lavoro; spesso è legato a casi di Mobbing e spesso è legato a proposte sessuali non accettate.
- Stalking telefonico: telefonate, messaggi, contatti insistenti e ripetuti;
- Stalking sui social network: lo stalking agisce attraverso messaggi, commenti e diffamazione incontrollata.
La denuncia ed il supporto.
In base all’articolo 612 bis del Codice Penale è possibile denunciare il proprio persecutore entro i sei mesi dall’ultimo atto persecutorio con una querela in cui si richiede che il persecutore sia perseguito e punito penalmente. Oppure si può richiedere un ammonimento quindi un provvedimento amministrativo (di competenza del questore) che ammonisca il molestatore invitandolo ad interrompere il comportamento persecutorio.
Per queste istanze è necessario parlare con chiarezza dei fatti avvalendosi se possibile anche di testimoni, ed è importante documentare sia lo stato di ansia e tutta la documentazione di cui si è in possesso, è importante proprio per questo motivo rivolgersi ad una agenzia investigativa per reperire quanto più materiale possibile per documentare, minacce, lettere e-mail, pedinamenti. Contattaci subito ed inizia il tuo percorso per riprendere in mano la tua vita.
Lascia un commento